Il problema dei veneti si chiama Roma

Protestare per le aziende che chiudono, le scuole senza insegnanti, il lavoro precario o gli ospedali che si privatizzano a fronte di una tassazione che tutti conosciamo è lecito. Sacrosanto direi.

Ma è altrettanto sacrosanto, oltre alle proteste, fare delle proposte concrete per uscire da questa situazione ma per poterle fare serve individuare la causa che ha generato tutto ciò. Ed è su questo punto che, come capita spesso in Italia, coloro che aizzano le folle hanno gravi carenze.

Se infatti la mia automobile si ferma, prima di andare a lamentarmi dal rivenditore, cercherò il motivo del guasto per capirne la causa.

E così tra sardine e pinguini, i veneti restano imbrigliati in un sistema “nazionale” che è la malattia e non la cura.

Siamo così abituati a sottostare ad uno Stato che ci priva costantemente e silenziosamente delle nostre risorse, da non capire che per risolvere i problemi sopra elencati è proprio lui che dobbiamo sconfiggere. 

Perché gli ospedali si tengono aperti pagando i fornitori, i medici e gli infermieri.

Le scuole si sistemano pagando le ristrutturazioni e assumendo insegnanti qualificati.

Le aziende crescono creando lavoro qualificato, detassandole ed eliminando la burocrazia.

Ma tutto questo lo si può fare solo avendo il pieno controllo delle proprie risorse economiche e il pieno controllo legislativo sul proprio territorio. Senza “schei” si può solo parlare come dice un modo dire veneto “co le ciacole no se impasta fritole”.

Fintanto avremo una balia che ci ruba i nostri soldi impedendoci di crescere e legiferare, ogni proposta seppur lecita resterà sulla carta perché priva della necessaria copertura economica per realizzarla.

Per i veneti è arrivato il momento di fare da noi, è arrivato il momento del pieno autogoverno. Via da Roma.

Giacomo Mirto
Coord. Reg. Partito dei Veneti

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