In questi giorni purtroppo sono costretto a letto da un infortunio e quindi ho avuto il tempo di soffermarmi a pensare a questa bellissima avventura iniziata da poco con il Partito dei Veneti.
Sono sette anni che mi spendo per l’indipendentismo in Veneto e nonostante qualche buon successo le cose non sono andate proprio come speravo. I cento mila voti presi dai due gruppi indipendentisti che si sono presentati alle ultime Regionali 2015 ci avrebbero consentito di ottenere una rappresentanza istituzionale mai avuta prima, ma purtroppo la divisione, anche in quel caso, non ha giovato. I movimenti indipendentisti e autonomisti continuavano imperterriti la loro azione politica, sempre però molto frammentati e in perenne lotta tra di loro più che con il loro avversario, l’Italia e i partiti Italiani. Stanco delle solite beghe tra indipendentisti avevo ridotto l’attività politica.
Considerato però che la situazione in Italia non migliorava, avendo due figli a cui garantire un futuro e consapevole che le prossime generazioni saranno destinate ad essere molto più povere di quelle che le hanno precedute, ho deciso di partecipare ad un gruppo di lavoro con persone che come me volevano tornare in campo, ma con un progetto nuovo e con un approccio più manageriale che politico. Serviva però riunire tutte le anime autonomiste e indipendentiste.
A dire il vero i primi incontri non sono stati molto incoraggianti: troppe ruggini e rancori di vecchia data per avviare un progetto di unione che doveva basarsi su un clima di fiducia. Come William Wallace che regalò alla Scozia l’affrancamento dal Regno Unito, non ci siamo arresi e, visto anche il cambiare pelle di alcuni partiti italiani, abbiamo ripreso contatto con i “clan“ più importanti.
Con mio stupore il clima era cambiato, nuove persone si erano affacciate all’indipendentismo moderno, più giovani, più preparate, più social e soprattutto meno narcisiste e più disposte ad ascoltare gli altri. A dire il vero un primo passo l’avevamo già fatto il primo ottobre 2017, quando con i rappresentanti di tutti i movimenti indipendentisti veneti eravamo andati a difendere il voto indipendentista catalano come osservatori internazionali, sfidando la Guardia Civil che bastonava anziani, donne e ragazzi che volevano solo votare. Nonostante appartenessimo a movimenti politici diversi, eravamo finalmente una squadra nazionale veneta, una sorta di battaglione di San Marco a difesa delle urne elettorali catalane, della libertà e dei diritti umani, e non pochi sono stati quelli che chiedevamo perché non fossimo in grado di fare la stessa cosa anche in Veneto.
La scintilla che poi ha fatto nascere il Partito dei Veneti è scoccata in Catalogna. A casa l’aggregazione con i movimenti più conosciuti e strutturati è arrivata piano piano ma quasi spontanea. Si sta discutendo con altre associazioni venete e a breve ci saranno delle novità. Siamo tutti consapevoli che è arrivato il momento in cui cambiare in meglio il destino di tutti noi. Sta a noi essere bravi e credibili, c’è un progetto chiaro, scritto nero su bianco da qui alle regionali del 2020. Moltissime persone che fino a ieri sapevano poco di autonomia e nulla di indipendentismo sono già entrate a farne parte e ci stiamo organizzando in tutto il Veneto, provincia per provincia, con gruppi di lavoro tematici.
Per la nascita dell’autogoverno in Veneto non servono leader assoluti. Siamo stati una Repubblica per 1100 anni non grazie a grandi leader (altrimenti saremmo durati poco), ma perché tanti uomini coraggiosi hanno sempre messo al primo posto la Repubblica e poi l’interesse personale. Possiamo farcela a tornare grandi lavorando insieme, come popolo e come Veneti. Dobbiamo solo avere il coraggio di provarci.
Marco Busato
Partito dei Veneti