Sanità d’eccellenza o Sanità improvvisata?

La sanità è un tema che interessa tutti, ciò che sappiamo con certezza è che la situazione italiana non è unicamente frutto delle circostanze, ma un problema strutturale nato da scelte di finanza pubblica che nell’arco di trent’anni hanno contribuito ad indebolire un servizio sanitario che veniva considerato tra i migliori al mondo.

In Italia il numero dei posti letto totali è molto inferiore a quello della media dei paesi OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico). In Germania i posti letto sono 8 ogni 1000 abitanti, in Austria 7, in Francia 6, in Grecia 4 mentre in Italia 3,2. Medesima sorte per le terapie intensive, la pandemia ci ha colpito mentre avevamo 2,6 posti letto ogni 1000 abitanti, un numero che ci pone al diciannovesimo posto in Europa. Ultimi anche per numero di infermieri 5,5 per 1000 abitanti mentre Francia e Germania ne hanno più del doppio.

Basti pensare che solo dal 2010 al 2019 sono stati sottratti al servizio sanitario nazionale 36,7 miliardi di finanziamenti. C’era bisogno di una pandemia per aprirci gli occhi sullo stato della nostra sanità?

Come si legge nell’annuale relazione della Corte dei Conti i tagli i più importanti sono stati effettuati negli investimenti degli enti locali e nella spesa per le risorse umane, di conseguenza ci siamo ritrovati con ospedali chiusi od obsoleti, scarsità di posti letto, personale insufficiente e stipendi da fame.

Gli infermieri sono insorti in sciopero per le condizioni di lavoro a cui vengono sottoposti. Ma nonostante la penuria di queste figure professionali, fioccano i casi di sanitari che non possono prestare servizio a causa dell’obbligo vaccinale, anche se esentati da vaccinazione per patologie o guariti da Sars Cov 2.

Per sopperire a questa mancanza spesso è stato utilizzato personale reclutato facendo ricorso ai servizi forniti da cooperative che si stanno espandendo nel mercato della salute. Peccato che alcune di queste siano poi state al centro di numerose indagini per aver inserito nell’organico mancante degli ospedali, lavoratori in assenza di titoli e specializzazioni necessarie. Pertanto possiamo sentirci sicuri? 

Si sono verificate situazioni al limite della civiltà dove in alcuni ospedali sono emerse gravi carenze come il rifiuto di assistenza, di operazioni urgenti e riabilitazioni a pazienti che non avevano completato l’iter vaccinale in una sorta di discriminazione. Sono questi i diritti sanciti e tutelati dalla Costituzione? 

Vogliamo discutere della mancanza scorte di farmaci utili per arginare il Covid? Un problema logistico aggravato da passaggi cavillosi che ne rendono complicato l’approvvigionamento da parte degli ospedali. Risultano carenze di azitromicina e monoclonali, quest’ultimi regalati alla Romania con la spedizione di 5000 dosi. Ricordiamoci che in un momento di così grande diffusione del contagio, l’essere impreparati ha inciso su diverse vite umane e quante vittime ci saranno ancora?

La situazione è insostenibile, il rischio di non vedere con lungimiranza le conseguenze finali dei cambiamenti in atto sta diventando molto pericoloso.

Come Partito dei Veneti, siamo indignati da questi avvenimenti. Nei nostri progetti includiamo e valorizziamo la realizzazione di nuove assunzioni per sopperire alle mancanze di personale medico e sanitario, l’incremento dei posti per specializzandi, il rafforzamento della medicina preventiva e territoriale ed il potenziamento dell’autonomia, specializzazione ed organizzazione ospedaliera.

Adeguarsi a questo folle sistema vale davvero più dei nostri diritti e tutele alla salute? Essere coesi vuol dire lottare per un obiettivo comune. Uniamo le forze e riprendiamoci i nostri diritti e la nostra libertà.

Michela Mantegazza

Partito dei Veneti

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