“Le grandi navi, quelle indicativamente sopra le 40000 tonnellate, devono stare fuori della laguna. La ragione è che i canali lagunari non possono né devono essere scavati, pena la trasformazione della laguna in un braccio di mare e danni strutturali irrimediabili per gli immobili della Città di Venezia.
Per un periodo transitorio, quelle passeggeri superiori a 40000 tonnellate, potrebbero approdare a Fusina, ma per un periodo provvisorio perché comunque c’è il problema che il canale è usato dalle navi merci, è a senso unico e dovrebbe essere ampliato e scavato, ingrandito e quindi non è la vera soluzione.
Ovviamente sono escluse soluzioni di ulteriore scavo del canale dei petroli e soprattutto del Vittorio Emanuele che vuol dire devastare completamente la laguna e le fondamenta stesse della città.
Pertanto l’unica strada è quella dell’approdo provvisorio a Fusina per un numero comunque limitato di navi.
La soluzione è l’offshore cioè il porto esterno com’è stato fatto in Cina dove ovviamente ci sono dei costi maggiori di gestione, ma che sono nulla rispetto ai costi del Mose. Ricordiamo che il Mose è stato fatto anche per ridurre il flusso di acqua in entrata in laguna in caso di alta marea.
Bocche di Porto e canali scavati per favorire il passaggio proprio delle grandi navi, renderebberola sua funzione totalmente inutile. Se utilizzassimo i soldi del Mosè e della sua gestione annuale di 100 milioni di euro, avremmo non solo l’offshore ma potremmo dare da lavorare a un sacco di persone grazie all’indotto”.
Gian Angelo Bellati
Presidente Movimento Venezia Autonoma
Antonio Guadagnini
Consigliere Regionale del Partito dei Veneti