Trovo grottesco in una situazione che mette a nudo tutte le criticità, le storture e le arretratezze del “sistema Italia”, che vi siano dei geni i quali invece che ragionare su come uscirne per evitare in futuro situazioni analoghe, si inventino iniziative per difendere il principale colpevole dell’attuale situazione. Leggo per questo basito l’invito di Sindaci e rappresentanti istituzionali di esporre orgogliosi il tricolore per dimostrare, a detta loro, la nostra unità e forza.
Ma orgoglio, unità e forza… di cosa?
Piuttosto la tragedia che stiamo vivendo, spero sia l’occasione per molti veneti di aprire finalmente gli occhi.
Intorno a noi vedevamo infatti da anni in Veneto chiudere e accorpare gli ospedali con la scusa del diminuire i “costi” della sanità. Ma “vabbeh, cosa vuoi farci”.
Vedevamo più che dimezzare le sale di terapia intensiva, che dal 2000 ad oggi ha perso centinaia di posti letto. Ma “vabbeh, cosa vuoi farci”.
Vedevamo privatizzare per disperazione servizi e prestazioni, che data la tassazioni cui siamo sottoposti, non dovevano essere privatizzati. Ma “vabbeh, cosa vuoi farci”.
Vedevamo un intero sistema extraospedaliero reggere sulle spalle dei volontari. E ancora oggi sono i volontari a dover consegnare il cibo agli anziani barricati in casa. Volontari che vanno lodati e santificati, ma il cui sacrificio nasconde il vero problema: la mancanza di fondi per pagare professionisti che porta a rifugiarsi nel volontariato, uno Stato in totale crisi sistemica ed economica.
Per anni però ci hanno raccontato che il Veneto ha la sanità “migliore d’Italia”, che nel resto del Paese va ancora peggio e che per questo dovevamo esserne fieri.
Mi domando se nessuno si è mai chiesto… “ma migliore di cosa?”.
Se infatti il paragone è la sanità campana, con tutto il rispetto per i campani, è come se una squadra di serie A festeggiasse la vittoria contro i pulcini di una squadra di quartiere.
Ma siamo così sicuri che la sanità veneta sia a livello dei paesi europei più avanzati, che hanno bilanci economici pari o inferiori al Veneto ma che non hanno la zavorra romana da trascinare?
Forse è il caso che prima di chiudere ospedali, sale rianimazioni o razionare i tamponi chi governa il Veneto pretenda da Roma che il residuo fiscale annuo di 16miliardi/€ resti in Veneto e non vada sperperato da uno Stato incapace.
Solo così superata questa pandemia possiamo sperare di affrontare, almeno ad armi pari, le sfide future che verranno evitando di trovarci ogni volta in uno stato di emergenza. E smetterla una volta per tutti di dirsi; “vabbeh, cosa vuoi farci”.
Giacomo Mirto
Coord. Reg. Partito dei Veneti