Catalogna: vince l’indipendenza, si impantanano i partiti.

Tre elezioni consecutive con una netta maggioranza relativa indipendentista, ed ora per la prima volta addirittura assoluta. Una tendenza che legittima l’indipendenza, ma che vede già i partiti politici indipendentisti divisi nella possibile road map.

Il 14 febbraio 2021 l’indipendentismo ha conquistato per la prima volta la maggioranza assoluta nel parlamento catalano, sia in termini di seggi che in termini percentuali.

La somma di ERC, Junts, CUP e PDECat (che è fuori dal parlamento non avendo raggiunto il risultato minimo per ottenere un seggio), supera la metà dei voti espressi e riunisce 74 seggi. Il risultato della metà più uno dei voti è stato superato però anche grazie al PDECat, nonostante non abbia superato la soglia per conseguire seggi. La percentuale più alta raggiunta dall’indipendentismo catalano registrata fino ad ora si era vista nelle elezioni europee del 2019 (49,84%). Nelle ultime elezioni parlamentari del 2017 i tre partiti a favore dell’indipendenza avevano raggiunto invece il 47,5% del totale.

Come dicevamo un risultato oggi che legittima l’indipendenza, ma che vede già i partiti politici indipendentisti divisi nella possibile road map. Lo si è visto chiaramente in una campagna caratterizzata da palesi discrepanze strategiche. Il partito Junts del Presidente in esilio Puigdemont è stato quello che ha difeso più energicamente il “mandato vincolante” del referendum del 1 ottobre 2017 e la proposta di riattivazione della dichiarazione di indipendenza. L’ERC del prigioniero Oriol Junqueras, che ha anche “aiutato” la nascita del governo Sanchez a Madrid, ha proposto una via definita “pragmatica” di un nuovo referendum concordato con le autorità spagnole. Anche il tema dell’amnistia inoltre giocherà un ruolo chiave nell’equazione politica.

Le discrepanze tra le due formazioni che governano la Catalogna dall’inizio del 2016 non sono mai state così evidenti come in questa legislatura. L’atmosfera accesa si è riflessa anche nelle memorie del leader di Junts: il primo volume è stato pubblicato proprio quando Puigdemont e Junqueras hanno ripreso i contatti, a luglio. Le cicatrici dell’autunno del 2017 sono ancora visibili e non andranno via facilmente.

Poi entra in gioco anche il sempre difficile rapporto con l’estrema sinistra indipendentista della CUP. Gli anticapitalisti hanno ancora una volta il futuro della legislatura nelle loro mani, e sia Junts che ERC li vogliono al governo.
Nel frattempo la repressione spagnola non accenna ad allentarsi e giunge notizia di ben 33 feriti nelle proteste contro l’arresto del rapper catalano Pablo Hasel, condannato al carcere per vilipendio alla corona.

Ora il primo scoglio sarà trovare una intesa programmatica comune tra le tre forze indipendentiste parlamentari, altrimenti rischiamo di vedere la nascita di un governo tra gli indipendentisti di ERC e i socialisti unionisti del PSC che nascerebbe sull’insabbiamento delle istanze di autodeterminazione del popolo catalano.
Come sempre le forze sociali, in primis l’Assemblea Nazionale Catalana, avranno un peso ed un ruolo fondamentale e speriamo determinante nell’indirizzare le forze politiche verso un’intesa che vada nel senso di dare una scossa al percorso di autodeterminazione.
L’indipendentismo catalano è vivo e vegeto, i partiti hanno come sempre il grave handicap di dover salvaguardare il proprio interesse.

Comunque vada… Visca Catalunya!

Luca Polo

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