Caro Alessandro, semo stufi anca nojaltri!

Burocrazia, inutili corsi, registri di cassa da cambiare, ispezioni, normative assurde e poi le tasse, un sacco di tasse. Si perché se da un lato è sacrosanto buonsenso avere il negozio in sicurezza e le certificazioni per svolgere il proprio lavoro, dall’altro non è pensabile dover investire tutto l’utile e spesso anche i risparmi, per far fronte a tutti gli odiosi adempimenti che lo Stato italiano si inventa con il solo scopo di fare cassa.

Perché la questione è tutta li. Fare cassa.

E sappiamo tutti com’è più facile “prendersela” con i piccoli negozianti, le botteghe di quartiere, le piccole PIVA impossibilitate a difendersi in quanto prive degli strumenti economici e legali che invece “i grandi” hanno.
Eppure sono proprio quelle piccole attività, che uno Stato miope e incapace vorrebbe uccidere, a fare in modo che i nostri paesi esistano e resistano evitando che si trasformino altrimenti in dormitori, periferie delle grandi città, brutte copie abbandonate di quel sano “provincialismo” che ha reso grande nei decenni passati il Veneto.

Ho letto la tua storia caro Alessandro e posso dirti che hai ragione ad essere stufo, ma lo siamo in tanti. Ogni giorno di più.

Dobbiamo per questo farci coraggio a vicenda e fare nomi e cognomi dei responsabili di questa situazione di cui appunto siamo stufi.
Per questo dico che “I mà stufà” innanzituttoi partiti nazionali che ci hanno riempito di promesse senza concretizzarne mezza.
“I mà stufà” giù nella lontana Roma che nonostante continuiamo a foraggiare non sembra intenzionata ad ascoltare il nostro grido di dolore. “I mà stufà” poi anche i politici locali troppo arrendevoli, supini e sottomessi al potere centrale.

“I ne gà stufà in tanti” e la pazienza sta finendo: il momento di voltare pagina, caro Alessandro, è sempre più vicino.

-->LEGGI LA STORIA DI ALESSANDRO<–

Giacomo Mirto
Coord. Reg. Partito dei Veneti

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